Testata

La Vision: Palermo Città di mezzo

Nell’immaginario collettivo nazionale, ma anche cittadino, Palermo è una città senza futuro: controllata dalla mafia, da cui “fuggono” i migliori, afflitta dalla disoccupazione, sommersa dai rifiuti.

Se tuttavia si cammina sotto il suo cielo luminoso, si costeggia il suo mare, ci si addentra nel suo centro storico, si attraversano i suoi quartieri borghesi, si guarda all’orizzonte la costa africana, e mentre si fa tutto questo si pensa alla globalizzazione,  alle modifiche nei sistemi produttivi, nei rapporti geopolitici e nei rapporti economico-sociali all’interno dell’Occidente che essa è destinata a determinare, ci si rende conto che la condizione strutturale della Sicilia e di Palermo - come realtà di mezzo, città di mezzo,  nè  del tutto industrializzata nè del tutto sottosviluppata, nè del tutto “ricca” nè del tutto “povera”, nè nel cuore dell’Occidente, nè realmente collegata all’Africa – costituisce una straordinaria opportunità per costruire un’inedita prospettiva di città “giusta”.

Ciò  a condizione che il popolo palermitano acquisisca velocemente tre consapevolezze: a) che il futuro si costruisce; b)che bisogna battere il provincialismo della sua classe dirigente che confonde i suoi viaggi turistici nelle località esoteriche con l’internazionalizzazione, che invece è il ruolo che una città ha nel sistema degli scambi globali; c) che comprenda che il federalismo fiscale, e la connessa rarefazione della base monetaria della regione che è la madre di tutte le crisi, si combatte nel breve con il federalismo della “domanda” e nel medio – lungo con la nuova offerta produttiva incentrata nei settori emergenti.

In altri termini la risorsa strategica di cui dispone Palermo è la sua condizione “di mezzo” , perché tale condizione - se solo lo volgiamo - può portare Palermo ad una nuova identità capace di distinguersi nel contesto competitivo globale per essere ad un tempo: città di sviluppo di mezzo (soft, green, slow, blu,);  città di ricchezza di mezzo, equa ed accogliente (sweet); città di mezzo  tra l’Occidente e l’Africa .

Infatti è ormai chiaro che: 1) il nuovo sviluppo economico non è più infinito ma semplicemente diverso; 2) l’Occidente non può immaginare ancora ulteriori processi di accumulazione ma deve pensare e realizzare una più equa distribuzione delle risorse con il resto del mondo e al suo interno. E tutto ciò caricandosi l’unico continente che paradossalmente ha bisogno di chi più in passato ha contribuito a distruggerlo.

Il futuro di Palermo non è la lotta per la sopravvivenza ma la sfida alla globalizzazione e al federalismo per diventare un modello virtuoso nel mondo globalizzato.

Se Palermo penserà a sopravvivere è già morta, se saprà sognare sarà già nel futuro.

Scrive Attali che le città del futuro sono:

1) le città che mostrano maggiore rispetto di se stesse, che hanno e coltivano  una ragion d’essere, si distinguono per la  loro  stabilità, il loro atteggiamento nei confronti degli abitanti, dei turisti, dell’ambiente,
2) le città che danno importanza al tempo, riflettono sul loro futuro, ma vibrano ogni giorno di una vita intensa;
3) le città con empatia capaci di comprendere gli altri e di organizzare alleanze al di là delle loro frontiere nazionali;
4) le città con creatività capaci di trarre profitto dai problemi ambientali per diventare delle ecopolis;
5) le città che avranno accettato di cambiare radicalmente in funzione dell’epoca;
6) le città capaci di una rottura completa anche con la loro localizzazione.

Riassumendo – continua Attali – le città e le nazioni del futuro, luoghi vitali dell’umanità, tenderanno a diventare alberghi per viaggiatori, indipendentemente dal loro periodo di permanenza, in grado di proteggere il riposo, organizzare gli incontri e la convivialità.
Nessuno sarà più proprietario, nessuno si sentirà più straniero (cfr. Sopravvivere alla crisi di Jacques Attali).

Tutto questo è utopia?

Se tutto questo è utopia – dice Loris Sanlorenzo -  è esattamente come lo erano l’habeas corpus, la Magna Charta, l’abolizione della schiavitù, il suffragio universale, la fine del colonialismo e dell’apartheid, la condanna costituzionale del razzismo, le pari opportunità, un Papa polacco, un presidente nero alla Casa Bianca.

Ecco perché il cammino dell’utopia coincide con il progresso della civiltà e nel nostro caso di Palermo.

« Indietro